Torre di Guardia

martedì 29 novembre 2011

novembre 2011

Il mese d'anticamera invernale si lascia dietro un'onda forza otto di tragedie irrisolte. Unico comune denominatore, le mancanze delle persone che avrebbero dovuto prevederla, frenarla se non in parte mitigarne gli effetti. Per alcuni il mese ha segnato l'ultimo respiro di vita, in quei disastri liguri (e non solo) a ricordarci come la fragilità della nostra esistenza non ha molto a che spartire con quegli "ci aggiorniamo", "a domani", "lo farò dopo", che tutti noi giriamo in automatismo ai colleghi, agli amici, alla famiglia. Per altri, Novembre è stata l'ancòra mancata d'Ottobre e che tutto sommato non meritavano, visto che il tavolo del monopoli nazionale è stato aperto fino all'ultimo minuto, per mungere quel poco che ancora si poteva su accordi in essere e "strategie" future. Non la meritavano e non la meritano a prescindere dalle appartenenze politiche e dagli impegni sociali in essere. Non la meritano proprio per le mancanze ("comunitarie") esplose in Ottobre e che continueranno a trascinarsi. Novembre è stato il mese che ha mostrato ancora una volta come in tempo di crisi la "civiltà" si ridisegna su leve di sopravvivenza che farebbero invidia al neanderthal in battuta di caccia spinto da una grave carestia. E' più facile tentare di sopravvivere sulla pelle degli altri che sposare la filosofia della crisi come opportunità, perché rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare in "direzione opposta" è impresa rara, d'impegno e d'ingegno, che pochi sono disposti ad arrischiare sia perché vincolati da rapporti in essere, sia perché dopo tutto il "sudore" è l'alieno da evitare.

Manifesto del mese, il Mercato del Poker. Gli operatori di settore stanno abbandonando una zattera che imbarca acqua, fregandosene allegramente di parare le falle e di manovrare per evitare il prossimo iceberg sulla rotta. Calano il poker ma l' all-in è di "spiccioli strategici".


 La Teoria del Palliativo fondato sull'accesso al credito per promessi rientri futuri, si esprime con la modalità gioco da casinò, altrimenti noto come Cash Game. Gli Italian Poker Awards sono fortemente in dubbio (quando mai ? E' dal 2010, ventilato il Cash Game che il Poker non deve tirare) e probabilmente non si faranno perché i brand con interessi trasversali nel Mercato Salvagente dei Giochi hanno cambiato la loro agenda di priorità. C'è un Paese da ritirare su e il Cash Game permette di guardare al Mercato del Turismo grazie agli eventi Casinò. Le scialuppe di salvataggio hanno posti limitati. Presto chiuderanno i battenti alcuni dei maggiori portali di riferimento sul gioco del Poker: non gira denaro, la pubblicità viene svenduta. C'era una bolla di settore sostenuta dalle aperture di credito. Chiusi i rubinetti delle Banche si segue l'impianto di tubature per raggiungere la prossima valvola in tempo utile per fare affari. E' un branco in movimento che scommette su sé stesso ma non racconta nessuna strategia se non quella di proseguire là dove tira il vento. Fallisce, sempre, ad ogni cambio di buriana.

Dal Mercato del Poker al Mercato del Turismo, dunque ? La primavera scorsa il Governo faceva 6+6 e arrivava su Via della Tassa di Soggiorno, comprava due case e ritirava i dadi proseguendo oltre. Questa è una metafora che sposa la teoria dei politici incompetenti, una bella favola creata per tirare acqua al mulino di parte avversa e che personalmente preferirei fosse vera, se rapportata alla storia seguente.

Eppure.. eppure.. la scialuppa va verso un'altra potenziale bolla, presa d'assedio già dalla primavera scorsa dalla Tassa circense che oggi finalmente si spiega e trova contesto. Così come trovano contesto i duelli all'arma bianca attorno alle certificazioni AAMS e l'ammorbidimento AGCOM sulla delibera 668. Ammorbidimento che non è piaciuto in Commissione Europea, attualità che meriterebbe un approfondimento tutto suo, e che tiene nel limbo della consultazione uno degli strumenti necessari per inaugurare l'Era dei Casinò territoriali. Se però l'Italia che ha sposato (ma poteva fare diversamente ?) la politica del debito come driver economico, oggi ritiene che il futuro dell'economia italiana è quello di puntellare la penisola di fari sfocati dedicati a quei turisti che la parola "crisi" la conoscono solo grazie al vocabolario.. Crisi. Già. Si fa presto a parlare di "Crisi Globale". Globale per chi ? Per l'occidente o per i Paesi emergenti ? Per l'Asia o per i Russi che oscillano tra due staffe prendendo un colpo alla "testa" e dandone un altro alla botte ? Lasciando fuori la Cina, faro di convergenza "mondiale", la crisi non riguarda l'India e tocca punto e niente il Brasile, dagli investimenti del vecchio driver alle cordate di salvataggio - casualità - dedicate al Mercato del Turismo, sussurra un semplice comunicato stampa aziendale.

Novembre ha radunato e scatenato tutta la melma raccolta dalle caldane d'estate che ha fatto massa durante Settembre per iniziare a smottare - seppur ancora immobile - in quel di Ottobre. E allora si Scrive di Novembre a fine Novembre perché di melma ce n'era (e ce n'è) ancora tanta da sondare. Filtrarla poi.. beh.. è un'impresa che non troverà interprete valido per molto tempo ancora, se non in singoli segmenti di mercato. Manca poco al giro di boa del 2012 e il futuro resta grigio. Non solo per i fatti che attirano riflettore ma soprattutto per quelli che non li attirano, come quel treno che non va più in Puglia , sentenziano i contratti di marca Ferrovie dello Stato, o le ricevitorie che accumulano debiti che non gli competono (eufemismo, a detta loro) mandando sul lastrico proprietari, quando non vincolati a (o è meglio dire, malgrado) piani di rientro proposti da Better e dintorni. In bocca al lupo all'Italia di Benigni, in cui mi riconosco ma di cui si corre il rischio di sopravvalutare le capacità reattive: tra crisi e tempi difficili, l'Italia ha trovato sempre modo e maniera di risollevarsi. Occhio a non crederci più di tanto!

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